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Alien³

Dom Lug 01, 2012 12:19 pm Da Aliainnero

Titolo originale: Alien³
Paese: USA
Anno: 1992
Durata: 114 min, 145 min …

Commenti: 1

ritorno al futuro

Gio Giu 28, 2012 3:01 pm Da kristianopedia

Titolo originale Back to the Future
Lingua originale inglese
Paese Stati …

Commenti: 1

Hanna

Mer Mag 09, 2012 5:15 pm Da Aliainnero

Titolo originale: Hanna
Lingua originale: inglese
Paese: USA, UK, Germania


Commenti: 0

Aliens - Scontro finale

Ven Mag 04, 2012 4:29 pm Da Aliainnero

Titolo originale: Aliens
Paese: USA
Anno: 1986
Durata: 137 min. - 154 min. …

Commenti: 2

Grazie, signora Thatcher

Ven Ago 26, 2011 9:08 am Da kristianopedia

Titolo originale Brassed Off
Paese Regno Unito
Anno 1996
Durata 105 min


Commenti: 1

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La dolce vita

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Messaggio  Prof Keating Dom Dic 04, 2011 12:08 pm

La dolce vita

Paese Italia, Francia
Anno 1960
Durata 174 min
Colore B/N
Audio sonoro
Rapporto 2,35:1
Genere drammatico
Regia Federico Fellini
Soggetto Federico Fellini, Ennio Flaiano, Tullio Pinelli
Sceneggiatura Federico Fellini, Ennio Flaiano, Tullio Pinelli, Brunello Rondi, Pier Paolo Pasolini (non accreditato)
Casa di produzione Riama Film (Roma), Pathé Consortium Cinéma (Parigi)
Distribuzione (Italia) Cineriz
Fotografia Otello Martelli
Montaggio Leo Catozzo
Musiche Nino Rota
Scenografia Piero Gherardi
Costumi Piero Gherardi

Interpreti e personaggi

• Marcello Mastroianni: Marcello Rubini
• Anita Ekberg: Sylvia
• Anouk Aimée: Maddalena
• Yvonne Furneaux: Emma
• Magali Noël: Fanny
• Alain Cuny: Steiner
• Annibale Ninchi: Padre di Marcello
• Walter Santesso: Paparazzo
• Valeria Ciangottini: Paola
• Riccardo Garrone: Riccardo, proprietario della villa
• Laura Betti: Laura
• Lex Barker: Robert
• Harriet White: Segretaria di Sylvia
• Ida Galli: Debuttante dell'anno
• Gianni Baghino: l'infermiere
• Audrey McDonald: Jane
• Polidor: Clown
• Alain Dijon: Frankie Stout
• Enzo Cerusico: Fotografo
• Giulio Paradisi: Fotografo
• Enzo Doria: Fotografo
• Nadia Gray: Nadia
• Mino Doro: amante di Nadia
• Enrico Glori: Ammiratore di Nadia
• Adriana Moneta: Ninni la prostituta
• Dominot: Travestito
• Adriano Celentano: Cantante rock
• Christa Paffgen (Nico): se stessa
• Rina Franchetti: La madre dei miracolati
• Oretta Fiume
• Giò Stajano
• Jacques Sernas: il divo
• Gianfranco Mingozzi:prete
• Anna Salvatore: se stessa
• Leonida Repaci: se stesso
• Giuliana Lojodice: cameriera in casa Steiner
• Franco Giacobini:
• Giulio Questi: don Giulio Mascalchi
• Lilly Granado: Lucy
• Giulio Girola:
• Daniela Calvino: Daniela
• Umberto Orsini:
• Renato Mambor:

Premi

• Palma d'oro al Festival di Cannes 1960
• 1 David di Donatello 1960: miglior regista
• 3 Nastri d'Argento 1961: miglior attore protagonista (Marcello Mastroianni), miglior soggetto originale, migliore scenografia
• 1 Premio Oscar 1962 (su 4 nomination): migliori costumi (b/n)


Riconoscimenti
Vinti
• Premi Oscar 1962:
o Oscar ai migliori costumi (b/n) - Piero Gherardi
• Festival di Cannes 1960:
o Palma d'oro
• David di Donatello 1960:
o David di Donatello per il miglior regista - Federico Fellini
• Nastro d'Argento 1961:
o Nastro d'Argento al migliore attore protagonista - Marcello Mastroianni
o Nastro d'Argento alla migliore scenografia - Piero Ghirardi
o Nastro d'Argento al migliore soggetto originale - Tullio Pinelli, Ennio Flaiano, Federico Fellini
• New York Film Critics Circle Awards 1961:
o New York Film Critics Circle Award al miglior film straniero
• Satellite Awards 2005:
o Best Classic DVD
Candidature
• Premi Oscar 1962:
o Oscar al miglior regista - Federico Fellini
o Oscar alla migliore sceneggiatura originale Federico Fellini, Tullio Pinelli, Ennio Flaiano, Brunello Rondi
o Oscar alla migliore scenografia - Piero Gherardi
• BAFTA 1961:
o Best Film from any Source
• Grammy Awards 1962:
o Best Soundtrack Album or Recording or Score from Motion Picture or Television - Nino Rota
• Satellite Awards:
o Best DVD Extra
o Best Overall DVD

Altri riconoscimenti
La rivista Entertainment Weekly mette La dolce vita al sesto posto nella sua classifica dei 100 più grandi film di sempre stilata nel 1999. Il critico Roger Ebert lo inserisce nella sua top ten. La rivista cinematografica Empire, in una classifica redatta coi voti di 10.000 lettori, 150 registi e 50 critici cinematografici, lo posiziona al 55º posto tra i 500 film più belli di sempre.
Fonte: Wikipedia

°°°°°°
Impossibile commentare film del livello de “ La dolce vita” : ogni parola suonerebbe retorica o fuori posto. Certamente è un affresco dei primi anni ’60 , della vita e delle illusioni di quel periodo. Anni che avevano fatto seguito alla ricostruzione del dopoguerra e ai bui anni ’50, nei quali prevaleva la rinuncia e il dovere . Ma la dolce vita ha anche i suoi aspetti più amari o nascosti ( come la visita al night club del padre di Marcello o la strage familiare operata da un intellettuale ), ovvero teneri ( il finale con il sorriso puro di Valeria Ciangottini, allora sedicenne ). Ma questi sono solo miei ricordi personali perché il film è inclassificabile nella sua grandezza.
Tra le scene di cult rischio di essere banale a ricordare il bagno nella fontana di Trevi di Anita Ekberg. Ma come dimenticare una scena che ha segnato la storia del cinema ?
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Messaggio  kristianopedia Dom Dic 04, 2011 5:57 pm

veramente grande come film:altra grande scena di culto l'elicottero che trasporta la statua del Cristo sopra Roma.Un film che ha veramente segnato la storia tutta del Cinema.
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Messaggio  Prof Keating Dom Dic 04, 2011 6:35 pm

kristianopedia ha scritto:veramente grande come film:altra grande scena di culto l'elicottero che trasporta la statua del Cristo sopra Roma.Un film che ha veramente segnato la storia tutta del Cinema.

Ti dirò , riprendendo le tue parole, che ero indeciso se inserire " La dolce vita" nella sezione film italiani o in quella grandi film. Ma poi ho optato per la seconda perchè, come dici tu , è un film che ha veramente segnato la storia tutta del Cinema. Smile

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Messaggio  kristianopedia Lun Dic 05, 2011 10:32 am

allora ho sbagliato rimettendo il film nella sezione dei film italiani:sono un pò indeciso ma per ora lasciamoli così.Naturalmente non ti offendere per lo spostamento:al limite spostiamo i film della sezione "nonsolocinemausa" nella sezione dei grandi film.
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Messaggio  Prof Keating Lun Dic 05, 2011 3:37 pm

kristianopedia ha scritto:allora ho sbagliato rimettendo il film nella sezione dei film italiani:sono un pò indeciso ma per ora lasciamoli così.Naturalmente non ti offendere per lo spostamento:al limite spostiamo i film della sezione "nonsolocinemausa" nella sezione dei grandi film.

No, ci mancherebbe Smile Va bene sia nella sezione i grandi film che in quella film italiani. Eviterei solo di inserirlo in quella nonsolocinemausa perchè il cinema italiano di un tempo non aveva niente di meno, secondo me, di quello americano Smile
Comunque quello che fa l'amministratore è ben fatto . Non fosse altro perchè ha creato questo simpatico forum Smile
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Messaggio  Prof Keating Dom Dic 18, 2011 8:35 pm

Altre notizie su “ La dolce vita “ ( tratte da Wikipedia )

Produzione

La dolce vita è una produzione italo-francese. Fu girato tra la primavera e l'estate del 1959.
Il produttore iniziale de La dolce vita fu Dino De Laurentiis, che aveva anticipato 70 milioni di lire. Tra il produttore e Fellini avvenne però una rottura e il regista dovette cercare un altro produttore che ripagasse anche l'anticipo di De Laurentiis. Dopo varie trattative con diversi produttori, il duo Angelo Rizzoli e Giuseppe Amato divennero i nuovi produttori della pellicola.
Il rapporto tra Fellini e Rizzoli è tranquillo e gli incontri fra i due sono cordiali, nonostante il budget venga sforato, anche se di poco; Kezich riporta che secondo fonti ufficiali il film non costò più di 540 milioni, una cifra non esagerata per una produzione impegnativa come quella de La dolce vita.

Sceneggiatura

La sceneggiatura fu curata da Fellini, Tullio Pinelli ed Ennio Flaiano.
Uno dei motivi della rottura tra De Laurentiis e Fellini fu proprio la sceneggiatura, ritenuta troppo caotica dal produttore.
Il copione, provvisorio come spesso accadeva alle produzioni di Fellini, subisce notevoli metamorfosi in corso d'opera, spesso rimodellandosi intorno ai personaggi e alle situazioni. Due scene (assenti dalla sceneggiatura originale) vengono completamente "improvvisate": la festa dei nobili al castello, girata nel palazzo Giustiniani-Odescalchi di Bassano Romano (all'epoca Bassano di Sutri) in provincia di Viterbo, e il "miracolo" dei bambini con concorso di una folla di fedeli, di forze dell'ordine e di militari.
Tullio Kezich racconta che Fellini era contrario alla pubblicazione della sceneggiatura appunto perché del copione originale rimase ben poco; Fellini affermò che infatti il film avrebbe trovato la sua fisionomia soltanto sullo schermo. Si lasciò convincere con l'osservazione che la sceneggiatura sarebbe stata indubbiamente interessante perché avrebbe mostrato la base da cui il regista era partito.
Fellini prese molti spunti dai servizi del reporter Tazio Secchiaroli; lo stesso personaggio di Paparazzo fu ispirato al reporter romano Tazio Secchiaroli. Altro esempio è l'episodio del falso miracolo, che fu ispirato da un servizio del reporter romano del giugno 1958: l'oggetto del servizio era l'apparizione a due bambini della Madonna in una località a pochi chilometri da Terni. Secchiaroli partecipò alle riprese della scena del falso miracolo e disse che l'atmosfera dell'episodio nel film era come quella che vide il fotografo una volta arrivato nella piccola località umbra.
Nel film non sono stati inclusi due episodi previsti nella sceneggiatura: uno avrebbe avuto l'ambientazione ad una festa su motoscafi ad Ischia, mentre l'altro vedeva il protagonista Marcello che fa leggere il suo romanzo alla scrittrice Dolores. L'episodio di Dolores fu tagliato poiché Fellini lo ritenne un doppione del personaggio di Steiner: Marcello avrebbe fatto leggere il suo romanzo all'amico letterato e il personaggio della scrittrice sarà contenuto implicitamente nella sequenza di casa Steiner. A convincere Fellini di questo taglio alla sceneggiatura furono le difficoltà del contratto con Luise Rainer, che doveva interpretare Dolores. Il "picnic nautico", come veniva chiamato dal regista, fu accantonato già prima dell'inizio delle riprese del film (infatti non era presente nemmeno nella sceneggiatura distribuita alla troupe) nonostante l'idea piacesse molto a Fellini, che contava anche sull'amore del produttore Rizzoli per Ischia; il regista però non voleva girare un nuovo episodio molto costoso avendo già sforato il budget concessogli da Rizzoli, al quale però non dispiaceva l'idea e non si era mai opposto esplicitamente. Fellini considerò infine l'episodio come non più essenziale; inoltre la sequenza includeva una ragazza che brucia nella nafta e questo episodio drammatico, secondo il regista, avrebbe scaricato nella prima metà del film la tragicità della fine di Steiner, rivelandosi quindi una "nota anticipata", come la definì lo stesso Fellini.
Fu girato anche un finale alternativo in cui Marcello, all'uscita della villa dell'orgia, viene lasciato solo ed ubriaco dagli altri partecipanti alla festa. Se Fellini avesse montato questo finale, avrebbe dovuto tagliare l'incontro tra Marcello e Paola, che non avrebbe avuto più significato.

Cast

Dino De Laurentiis voleva come protagonista un famoso attore americano per garantire con la sua sola presenza il mercato internazionale, come Paul Newman o Gérard Philipe. Secondo quanto si dice, Newman sarebbe stato desideroso di partecipare, ma Fellini voleva invece un attore italiano per la parte di protagonista. La rottura tra Fellini e De Laurentiis avvenne proprio sul nome di Marcello Mastroianni; Fellini lo riteneva il volto adatto per il personaggio, mentre De Laurentiis non lo riteneva adatto per la parte.
Altra scelta di Fellini fu quella di ingaggiare Anita Ekberg per la parte di Sylvia.
I vari spostamenti di date portarono l'abbandono da parte di molti attori americani che dovevano partecipare al film e su cui Fellini contava molto. Tra questi vi era Maurice Chevalier; quest'ultimo doveva interpretare il padre del protagonista Marcello, la cui parte fu poi affidata da Fellini, dopo aver esitato su molti nomi, ad Annibale Ninchi, che impressionò positivamente anche Mastroianni, il quale lo vide molto credibile nel ruolo di suo padre nel film.
Il personaggio di Steiner fu affidato ad Alain Cuny dopo che furono considerati una cinquantina di attori per la parte. Steiner doveva essere interpretato da Henry Fonda, ma l'attore abbandonò, facendo dispiacere Fellini che considerava l'attore come il più tagliato per la parte; il regista pensò anche a Peter Ustinov. La scelta ricadde infine su Cuny e Enrico Maria Salerno; il regista invitò Pasolini a presiedere alla proiezione, e lo scrittore espresse parere favorevole a Cuny, che fu poi l'attore selezionato da Fellini per la parte.
Il cast doveva includere anche Luise Rainer nella parte della scrittrice Dolores, ma l'episodio fu poi tagliato sia per motivi di sceneggiatura sia per il difficile rapporto che si creò tra Fellini e l'attrice. La Rainer non concordava con le varie ambientazioni proposte da Fellini per la residenza del personaggio di Dolores e la vicenda, a detta di Tullio Kezich, logorò il rapporto tra il regista e la Rainer; quando sorsero difficoltà col contratto con l'attrice, Fellini decise di cassare definitivamente l'episodio.
Per la parte di Emma furono fatti molti provini; il regista voleva dare secondo Kezich "un peso di volgarità e carnalità esplicite", ma poi si orientò su Yvonne Fourneaux, contro il parere di suoi molti collaboratori.
Fellini non riuscì ad avere né Silvana Mangano o Edwige Feuillère per la parte di Maddalena, né Greer Garson per la parte di Nadia.
Nel film compiono le loro prime apparizioni sulla scena la modella e cantante Christa Paffgen e un giovanissimo Adriano Celentano.
Nel film, non accreditata nei titoli, appare anche l'attrice e cantante Liana Orfei.

Riprese

Tullio Kezich riporta che le riprese iniziarono a Cinecittà il 16 marzo 1959 alle ore 11:35 con l'aiuto regista Gianfranco Mingozzi alla regia; la scena era la salita di Anita su per le strette scalette all'interno della cupola di San Pietro, ricostruita nel teatro 14 di Cinecittà .
La maggior parte delle scene furono girate in studios cinematografici; furono allestiti circa 80 set. In alcuni casi si dovette procedere alla creazione di riproduzioni di luoghi quasi fotografiche, come per le ambientazioni in Via Vittorio Veneto (ricostruite allo studio 5 di Cinecittà) o l'interno della cupola di San Pietro. L'esterno della casa della prostituta è stato girato a Tor de' Schiavi nel quartiere Tuscolano, mentre l'interno è stato ricostruito nella piscina di Cinecittà. Il ballo dei nobili è stato ambientato invece a Bassano di Sutri, al palazzo Giustiniani-Odescalchi. La casa di Emma è stata ambientata in un sotterraneo dell'EUR. Dopo aver visitato una ventina di case a Fregene dove ambientare l'orgia, Fellini decise che anche questa ambientazione dovesse essere costruita ex novo da Gherardi, che si ispirò ad una casa popolare vista in precedenza ai Bagni di Tivoli. A partire da Ferragosto fu girato l'esterno della scena dell'orgia nella pineta di Fregene mentre la scena finale è stata girata a Passoscuro, località a 30 chilometri da Roma, dove sulla spiaggia dove avviene il ritrovamento del pesce furono piantati dei pini appositamente per le riprese. In una trattoria di Passo Scuro fu girato anche l'incontro tra Marcello e Paola. La casa dello scrittore Steiner è situata nel quartiere dell'EUR, come testimoniato da una panoramica che si scorge dal soggiorno, con il caratteristico Fungo (probabilmente una gigantografia di scena).] Per motivi pratici gli esterni furono girati invece nella piazza antistante la Basilica di San Giovanni Bosco, a pochi passi dagli studi di Cinecittà. Gli edifici, appena completati all'epoca delle riprese, erano stati progettati sullo stile razionalista, come appunto il quartiere EUR. La scena degli interni nella sopracitata basilica, la scena degli interni, con l'organista interprete della celebre Toccata e Fuga in Re minore di Bach, furono girati all'interno della chiesa dei SS. Martiri Canadesi in Viale Giovanni Battista De Rossi.
Gli attori recitavano ognuno nella propria lingua d'origine, contribuendo, secondo Kezich, che assisté alla lavorazione della pellicola, al clima "pittoresco" durante le riprese.
Durante le riprese della celebre scena nella fontana di Trevi, Anita Ekberg non ebbe problemi a restare in acqua per ore, mentre Mastroianni, d'accordo con Fellini, per sopportare il freddo dovette indossare una muta sotto i vestiti e bere una bottiglia di vodka prima di girare. In un suo articolo la BBC afferma che la scena fu girata una sera di marzo, anche se la Ekberg afferma in un'intervista negli extra della versione in DVD che la scena fu girata in gennaio.
Le riprese terminano nell'agosto 1959. In sei mesi vengono girati circa 92.000 metri di pellicola, che nell'edizione definitiva vengono ridotti a 5.000. Furono montate 4 ore di pellicola, che furono ridotte a 3 con dei tagli.

Accoglienza

Il distributore affermò che il film non avrebbe incassato una lira perché troppo pesante per il pubblico, ma invece La dolce vita riuscì solo nei primi quindici giorni di proiezione a coprire gli 800 milioni spesi dal produttore. Al successo commerciale della pellicola contribuì l'intensa campagna pubblicitaria ed il clima incandescente delle critiche. Secondo Pier Marco De Santi il successo del film è però da attribuire anche al "risveglio del pubblico e della sua intelligenza critica".

Incassi

Dopo quindici giorni di proiezione il film aveva già coperto le spese del produttore. Dopo tre o quattro settimane era in vista il miliardo di lire e dopo due mesi di programmazione gli incassi superarono il miliardo e mezzo. IMDb riporta un incasso negli Stati Uniti di 19.571.000 di dollari più 8.000.000 derivanti dal noleggio.

Critica e temi

Il film in Italia ebbe un'accoglienza discussa da parte di pubblico, critica e clero; alla première a Milano Fellini fu sia applaudito che criticato. Nonostante Fellini avesse già vinto due Oscar, con La dolce vita Fellini viene conosciuto anche da un pubblico lontano dall'ambiente artistico.
Il dizionario Morandini descrive il film come una rappresentazione della Roma di quegli anni, raccontata come una "Babilonia precristiana" ed "una materia da giornale in rotocalco trasfigurata in epica", ed il film è un viaggio nel suo disgusto; il Morandini afferma che La Dolce Vita è uno "spartiacque del cinema italiano" ed "un film cerniera" nella carriera di Fellini.
Fabrizio Borin e Carla Mele insistono su "l'inquietudine dei movimenti curiosi" della "mobilissima" cinepresa: essa si muove "accanto, addosso e dentro il cuore degli avvenimenti", mentre alcune volte si "paralizza", quasi a rappresentare le fotografie istantanee dei paparazzi. Nello stesso libro gli autori vedono il protagonista Marcello come un elemento passivo e indeterminante per lo svolgimento della trama; lo sguardo del protagonista muta frequentemente insieme all'osservazione del regista ed è insofferente sia "all'equilibrio realistico" che alla "distorsione compositiva".
Alberto Moravia scrive che Fellini sembra cambiare maniera di rappresentazione a seconda degli argomenti dei vari episodi del film; la gamma di rappresentazioni vanno "dalla caricatura espressiva al più asciutto realismo".
Philip French scrive sul The Observer che al giorno d'oggi il film ormai ha perso la sua capacità di scioccare, ma non quella di affascinare, stimolare e provocare, e rimane un'opera di grande impatto morale e visivo.
Bosley Crowther, nella sua recensione per il New York Times, scrive che il moderno stile di vita rappresentato da Fellini, allucinante e con stile quasi circense, è il primo ad essersi guadagnato l'aggettivo "felliniano".
In un suo intervento del 4 settembre 2008 sul suo giornale on-line, il critico e premio Pulitzer Roger Ebert afferma che alla domanda "Quale sarebbe il tuo film preferito?" egli risponderebbe "La Dolce Vita", ed aggiunge che si tratta di un film che non invecchia mai. Nella sua recensione del 1961 affermò che l'eccellenza tecnica con cui fu fatto il film superava qualsiasi produzione che avesse visto prima, eccetto qualche classico di Ingmar Bergman, e che la fotografia e la colonna sonora hanno la stessa importanza dei dialoghi nel portare l'attacco alla "dolce vita". Questo attacco sarebbe creato anche dal frequente simbolismo, benché esso diventi troppo ovvio per inserirsi nella fluidità della trama; Ebert suppose che proprio il simbolismo molto comprensibile del film ne ha contribuito al successo. In cima alla sua recensione sul sito del Chicago Sun-Times, Ebert fa notare in una nota che adesso considera La dolce vita come uno dei più grandi film che abbia mai visto collocandolo nella sua top ten personale, mentre nella sua recensione del 1961, scritta quando frequentava ancora il secondo anno di college, non rispecchia la sua attuale alta considerazione del film.
Sia Pier Paolo Pasolini, nella sua recensione che fu pubblicata da Filmcritica, sia Italo Calvino su Cinema Nuovo, scrissero che La dolce vita è un film ideologico cattolico.[44] Pasolini disse che La dolce vita si trattava de "il più alto e più assoluto prodotto del cattolicesimo" di quegli ultimi anni; Calvino invece non intendeva dare molta importanza all'aspetto ideologico del film. A quest'ultimo piacquero moltissimo molte scene del film, ma disprezzò l'episodio dell'omicidio dei figli di Steiner da parte del padre e il suo seguente suicidio, bollandolo come "di astratta faziosità" e commentando:
« Un episodio talmente privo di qualsiasi verità e sensibilità (tale da restare un punto nero per il regista e gli sceneggiatori che ne sono responsabili) ci prova a quali risultati di non-verità può portare una costruzione a freddo di film a ossatura ideologica »

Il film creò scismi nell'ambiente cattolico; tra tutti spiccarono i Gesuiti, che nella loro rivista Civiltà Cattolica interpretarono il film come Pasolini. Il gesuita Angelo Arpa affermò in radio che La dolce vita era "la più bella predica che avesse ascoltato"; Alain de Benoist apprezzò la definizione di Arpa e disse che "La Dolce vita testimonia con estrema sensibilità non il crollo della religiosità, ma della sua facciata ben pensante. Scandaloso non era il film, era ciò che denunciava".
In un suo articolo sulla BBC News, Duncan Kennedy riporta che ne La dolce vita i dialoghi, i personaggi e i soggetti diventano "audaci, impegnativi e avvincenti". Il giornalista scrive che molte scene del film, che definisce "pietra miliare", abbiano cambiato la regia nel cinema; Kennedy scrive che La dolce vita spazzò via il "familiare e stereotipato" modo di fare cinema del periodo post-bellico: furono abbattuti tabù, vecchie idee e metodi.
In Francia, dove a Cannes La dolce vita vinse la Palma d'oro, la stampa mostrò un consenso pressoché generalizzato e parlò del film solo nel merito delle sue caratteristiche e in quanto opera d'arte. Anche nella critiche negative non si entrò mai nel merito delle questioni di matrice ideologica e morale come invece successe in Italia.

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