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Balzac e la piccola sarta cinese di Dai Sijie
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Balzac e la piccola sarta cinese di Dai Sijie
«Ascolterà una sonata di Mozart, capo» annunciò Luo con la stessa calma di prima. Lo guardai esterrefatto, pensando che fosse impazzito: da anni tutte le opere di Mozart, come di qualunque altro musicista occidentale, erano proibite nel nostro paese. A mollo da ore nelle scarpe fradicie, i piedi mi erano diventati di ghiaccio. Tremavo dal freddo. «Che roba è una sonata?» mi chiese il capo con aria diffidente. «Non lo so» balbettai. «Una cosa occidentale». «Una canzone?». «Più o meno» risposi evasivo. Di colpo riapparve nei suoi occhi lo sguardo vigile del buon comunista, e la sua voce si fece ostile: «E come si chiama, 'sta canzone?». «Somiglia a una canzone, ma è una sonata». «Ti ho chiesto come si chiama!» gridò lui guardandomi fisso. Di nuovo le tre gocce di sangue nel suo occhio sinistro mi fecero paura. «Mozart...» farfugliai. «Mozart che cosa?». «Mozart pensa al presidente Mao» proseguì Luo al posto mio. Che faccia tosta! Ma funzionò: come al suono di una parola magica, lo sguardo minaccioso del capo si raddolcì e i suoi occhi si raggrinzirono in un gran sorriso di beatitudine. «Mozart pensa sempre a Mao» disse. «Sì» confermò Luo. «Sempre». Quali compromessi bisogna accettare per lasciar vivere l'arte oltre il pensiero politico? Questa è la soluzione inventata da due giovanissimi studenti cinesi, colpevoli di essere figli di genitori reazionari, mandati in un campo di rieducazione durante la rivoluzione culturale. Costretti a lavorare duramente in miniera o nei campi, vivendo vicino a un porcile, i due amici trovano la valigia piena di libri proibiti di un loro compagno e la rubano. Comincia così la loro fuga spirituale attraverso i capolavori della letteratura francese, tradotti in cinese: ne faranno buon uso, al di là del proprio arricchimento personale, sfruttando le loro capacità affabulatorie nel raccontare storie nel villaggio, in particolare alla bella figlia del sarto, di cui entrambi s'innamorano. La bellezza di questo libro, opera prima del cinese Dai Sijie, anche se scritto in lingua francesce e pubblicato dalla Gallimard nel 2000, è proprio nella sua poesia, nel suo sottendere che la letteratura eleva la mente a uno stato di grazia a cui poche altre cose al mondo sono in grado di portare. Visto il successo del libro lo stesso autore, studente di cinematografia, ha girato il film omonimo un paio d'anni dopo, riuscendo a rientrare in Cina per effettuare le riprese, nonostante il libro fosse ancora nella lista di quelli proibiti. Da leggere tutto d'un fiato.
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