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L'insostenibile leggerezza dell'essere
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L'insostenibile leggerezza dell'essere

Titolo originale: The Unbearable Lightness of Being
Paese: USA
Anno: 1988
Durata: 171 min
Genere: drammatico
Regia: Philip Kaufman
Soggetto: l'omonimo romanzo di Milan Kundera
Sceneggiatura: Jean-Claude Carrière, Philip Kaufman
Fotografia: Sven Nykvist
Interpreti: Daniel Day-Lewis, Juliette Binoche, Lena Olin, Derek de Lint, Erland Josephson.
Il film ripercorre le vicende dei quattro personaggi principali attraverso la Primavera di Praga del 1968 e i mutamenti socio-politici della Cecoslovacchia, narrando l'intreccio delle loro vite sentimentali e professionali. Sostanzialmente in proporzioni invertite, cosa necessaria per non appesantire troppo la materia filmica rispetto a quella letteraria dove ci sono capitoli prettamente filosofici.

Titolo originale ceco: Nesnesitelná lehkost bytí - 1982
Una storia: trovarsi schierati con un personaggio per affinità di sentimenti. Dieci anni dopo rileggerla e trovarsi dall'altra parte. Accorgersi che siamo in continua mutazione, che la vita ti porta quà e là tra le sue fronde al vento, non importano le nostre decisioni, è quello che voleva trasmettere Kundera. Il paradosso insostenibile sta nel contrasto tra l'impalpabile evanescenza della vita e il bisogno dell'essere umano di trovarci un senso.
Ho cambiato pelle, ho dovuto farlo per necessità. Prima non capivo le ragioni di Sabina, ma sentivo il dolore di Tereza e l'avrei abbracciata per confortarla. Cambiare visuale aiuta a capire sè stessi. Bisognerebbe sempre rileggere i libri che ci hanno dato forti emozioni, ma non basterebbe una vita sola. Ho cercato di abbandonare la mia pesantezza per accogliere la leggerezza dell'essere, non so se ci sono riuscita, ma qualcosa è cambiato. Forse non devo ringraziare Kundera per il mio cambiamento o forse sì. Fino alla prossima muta.
Una storia: trovarsi schierati con un personaggio per affinità di sentimenti. Dieci anni dopo rileggerla e trovarsi dall'altra parte. Accorgersi che siamo in continua mutazione, che la vita ti porta quà e là tra le sue fronde al vento, non importano le nostre decisioni, è quello che voleva trasmettere Kundera. Il paradosso insostenibile sta nel contrasto tra l'impalpabile evanescenza della vita e il bisogno dell'essere umano di trovarci un senso.
Ho cambiato pelle, ho dovuto farlo per necessità. Prima non capivo le ragioni di Sabina, ma sentivo il dolore di Tereza e l'avrei abbracciata per confortarla. Cambiare visuale aiuta a capire sè stessi. Bisognerebbe sempre rileggere i libri che ci hanno dato forti emozioni, ma non basterebbe una vita sola. Ho cercato di abbandonare la mia pesantezza per accogliere la leggerezza dell'essere, non so se ci sono riuscita, ma qualcosa è cambiato. Forse non devo ringraziare Kundera per il mio cambiamento o forse sì. Fino alla prossima muta.
Re: L'insostenibile leggerezza dell'essere
Ecco , qui devo chiedere aiuto ai forumisti, e ad Alia in particolare che ha fatto un’interessante recensione. Perché io ho letto il libro ma non ho visto il film . Kundera a me piace moltissimo , e anzi mi sono stupito come un autore del suo spessore non sia stato candidato al Nobel . Ma vi domando : il film riesce a tradurre l’intreccio narrativo e la filosofia dell’autore ? E lo domando anche a me stesso perché non mi pare un compito agevole.
Prof Keating- cinefilo scelto
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